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Confcommercio sulle vendite al dettaglio: "Dati di inizio anno peggiori del previsto"

Per i piccoli negozi il colpo di grazia inferto da gennaio

“Il dato di gennaio disegna un quadro peggiore di quanto atteso. Le restrizioni alle attività produttive e alla mobilità, territoriali e nazionali, hanno ancora una volta fortemente condizionato la domanda. In questo contesto i più penalizzati sono i negozi di piccole dimensioni del non alimentare, soprattutto di abbigliamento e calzature. Non può consolare che andamenti negativi di entità simile si registrino anche in altri grandi Paesi europei. Una caduta della loro domanda può solo amplificare le difficoltà produttive dell’Italia”: è il commento di Barbara Marcolini, Presidente Confcommercio Fano alla lettura dei dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio.

“In estrema sintesi è possibile affermare che il 2021, l’anno della ripartenza, è cominciato molto male. Nel frattempo, anche sulla scorta dei dati di gennaio, come Confcommercio - continua la Presidente Marcolini - ribadiamo l’esigenza di “misure di ristoro adeguate e tempestive”. Quanto ai criteri, “resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici ATEC0, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi. Tutto ciò per rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni. Altra spada di Damocle che pende sulla testa delle imprese – conclude la Presidente – è la data del 5 aprile con la fine delle moratorie concesse sui mutui e finanziamenti che se non prorogate produrranno danni enormi considerato che, come da normativa europea, le aziende insolventi anche per soli 100 euro, verranno segnalate alla Centrale Rischi precludendo così di fatto ogni possibile altro finanziamento”.

"Il retail della moda al collasso"

Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite di quest’inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020.

“Al settore – dichiara il Segretario Confcommercio Fano Marco Arzeni – serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione. Abbiamo avuto a disposizione solo mezze stagioni per la vendita e fatto subito notevole ricorso a forti promozioni e a saldi, con l’unico obiettivo di contenere le perdite di fatturato. Una soluzione che ha certamente aiutato i negozi ad avere liquidità per pagare personale, fornitori, affitti, tasse e spese vive, ma ha contestualmente generato una drastica riduzione dei margini, mettendo così a rischio il modello di business e la stessa sopravvivenza dei fashion store. Per questa peculiarità, la soglia di perdita di fatturato coerente per il dettaglio moda risulta, pertanto, del 20%. Senza tenere conto che in fascia rossa – come probabile accadrà presto nella nostra Regione – tutte le attività commerciali no food dovranno, inspiegabilmente, chiudere nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli e non siano certo come gli ipermercati pieni di gente ”.

“Resta indispensabile – conclude Arzeni – un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze come pure è indifferibile anche un intervento sull'abbattimento del costo dei canoni di locazione che, sebbene in molti casi siano stati ritrattati al ribasso con i proprietari nell’ottica di tornare alla normalità, ora potrebbero tornare alle cifre pre-Covid”.

Federalberghi chiede di cambiare il provvedimento

“La scorsa settimana, l’Istat ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. Ci saremmo aspettati che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia, che mette a rischio la sopravvivenza di più di 30mila imprese e 350mila lavoratori, ma purtroppo non troviamo conferma nelle bozze che stanno circolando e che ci auguriamo vengano al più presto corrette”. Così Luciano Cecchini Presidente di Federalberghi Pesaro e Urbino, secondo la quale “per realizzare l’intento perequativo che più volte era stato annunciato nei mesi scorsi” è necessario che “il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico (marzo 2020 - febbraio 2021)”.

"Inoltre - conclude la Federazione degli albergatori - chiediamo che il limite di 150.000 euro venga applicato per ogni singola struttura ricettiva (e non per impresa)”.

I dati ISTAT

Stime Istat: calo del 3% in valore e del 3,9% in volume rispetto a dicembre. Su base annua -6,8% in valore e -8,5% in volume.

A gennaio le vendite al dettaglio sono scese del 3% in valore e del 3,9% in volume rispetto al mese precedente. Su base annua, invece, il calo è del 6,8% in valore e dell'8,5% in volume. Sono le stime dell'Istat, che per il trimestre novembre 2020-gennaio 2021 nota inoltre una diminuzione del 6,7% in valore e del 7,3% in volume in confronto ai tre mesi precedenti.

L'andamento negativo delle vendite è causato principalmente dai beni non alimentari, in calo del 13,2% in valore e del 14% in volume su base mensile e del 15,5% in valore e del 17,1% in volume su base annua. Le vendite dei beni alimentari sono invece in crescita (+1,9% in valore e volume mensile, +4,5% in valore e +3,8% in volume annui). Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di Elettrodomestici, radio, tv e registratori (+11,7%) e Dotazioni per l'informatica, telecomunicazioni, telefonia (+9,9%). Rispetto a gennaio 2020 c’è una diminuzione assai ampia delle vendite al di fuori dei negozi (-18,7%) e di quelle delle imprese operanti su piccole superfici (-14,3%), mentre cala lievemente anche la grande distribuzione (-1,5%). L'unica forma distributiva che segna una decisa crescita è il commercio elettronico (+38,4%).

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